BUONA LETTURA....XD
Capitolo 4:
Voglia di Libertà
Un giorno passò lento e inesorabilmente mi fece sperare che gli altri non fossero stati altrettanto colmi di snervamento. Quella sera la mia sete crebbe a dismisura e pensai che forse anche Carlisle era nella mia stessa situazione. Non riuscivo a non pensarlo solo in quella cella buia senza nemmeno qualcuno che gli portasse del sostentamento, non mi era stato permesso di vederlo, perché Aro pensava che l’avrei potuto liberare per poi scappare con lui lontano: in effetti questa idea sfiorò i miei pensieri, ma non la volli attuare, per non rischiare che facessero ulteriormente male all’unica persona che mi aveva dimostrato del bene in questa mia nuova vita di immortale. Durante il giorno venivo sorvegliata da un certo Alec, un ragazzetto che al quanto pareva era fratello di Jane, mentre alla sera gli dava il cambio un omaccione grande e muscoloso di nome Demetri: erano abbastanza silenziosi, ma quando parlavano con me non erano nemmeno troppo antipatici, a differenza di Jane che era ancora in collera con me per averla resa inoffensiva con un solo colpo del mio potere, che a mio avviso, avevo utilizzato solo per difendermi, ma a quanto pareva lei non era dello stessa linea di pensiero.
Il terzo giorno non resistetti alla sete e decisi di cercarmi qualcosa di cui nutrirmi. Mentre facevo un giro di perlustrazione dei giardini della immensa villa, sempre seguita dall’inseparabile Alec, mi accorsi di un bel cervo al limitare della staccionata che marcava i confini del piccolo bosco in miniatura della tenuta: Alec sembrava aver capito che volevo prenderlo, mi guardò e sorrise allegro, “Non ti è permesso uscire, lo sai… anche se non approvo questa tua dieta, credo che se ti aiuto non mi succederà nulla, quindi desideri che te lo porti?” chiese indicandomi il cervo, io lo guardai un po’ stupita e poi gli sorrisi annuendo in modo bambinesco, lui ne fu entusiasta e corse in pochi attimi verso il cervo e gli balzò sopra e con un colpo veloce delle mani gli spezzò il collo e me lo portò trotterellando fra gli alberi, “A lei madama, il pasto è servito!” io senza nemmeno ringraziarlo mi fiondai sul collo dell’animale e bevvi il suo sangue, che era ancora caldo e piacevolmente profumato di muschio e fiori di campo. Alec era tremendamente schifato da quella scena e quindi si voltò e si allontanò qualche metro per non sentire i miei canini avidi del sangue del cervo che maciullavano la sua carne. Appena sentii che non c’era più linfa benefica per il mio organismo da trarre da quella carcassa, la presi e la deposi vicino allo steccato. Non ero ancora sazia, guardai Alec titubante e gli chiesi in modo gentile: “Alec, amico mio, potresti eventualmente catturarmene un altro?”, lui mi guardò alzando un sopracciglio, forse era sorpreso che non avessi ancora placato la mia sete, si avvicinò a me e allo steccato, io annusai l’aria e gli indicai nella selva della foresta, “Vedo che sai usare bene l’olfatto per essere una neonata!Te ne prenderò solamente uno però, e spero che questa volta ti basti… Sai dirmi precisamente dove sono e quanti sono? Voglio metterti alla prova!” disse Alec guardandomi in modo malizioso, io risi divertita e gli risposi dopo aver annusato la scia dell’odore che emanava il branco di cervi, “Sono vicino ad un ruscello poco lontani da qui sul pendio orientale, sono in cinque uno di loro è zoppo, infatti ha il respiro affannato… Sei soddisfatto Alec?”, lui mi guardò in modo indefinito e poi annuì in modo compiaciuto. “Aspetta qui e non metterti nei guai, mi raccomando!” disse Alec prima di sparire nella boscaglia, io lo aspettai fiduciosa. Una voce inconfondibilmente melliflua e suadente al tempo stesso, mi chiamò alle mie spalle: era Aro. “Mi sbaglio mia cara o ti avevo ordinato di non andare al di fuori della proprietà? E il mio infante dove si trova?”chiese indagatore avvicinandosi con quel suo incedere lento e snervante, “Non sono uscita dai confini mio signore! Alec è stato molto gentile, e mi è andato a prendere un altro cervo per pranzo.” Aro mi guardò con fare sospetto non disse nulla, e attese il ritorno di Alec assieme a me. Io non ero molto allegra quando Aro si presentava sovente a fine serata per controllare se stessi bene e che i suoi “cari” stessero altrettanto in salute, in fondo ero pur sempre una vampira neonata e questo per lui era un pericolo più grande di quanto io me ne rendessi conto. Però era strano vederlo passeggiare di giorno. “Avete passato bene la notte? Siete la prima della nostra specie a dormire, sapete Roxanne?” disse Aro con tono dolce, “Sì ho dormito bene, anche se Demetri era molto rumoroso ieri sera… Si me l’ha detto anche Carlisle, voi sapete perché sento questo bisogno incondizionato di riposare?” dissi sorridendogli, lui rispose con altrettanto sorriso, “Non saprei, penso che alcune abitudini avute in vita poi si ripetano in modo più accentuato in questa vita d’immortali… Questa è solo una supposizione però, perché non mi ero molto soffermato su questo vostro aspetto stravagante.”, anche se aveva molti anni alle spalle per lui ero un mistero, e questo un po’ mi inquietava: essere una diversa fra i diversi. Vidi infine con scatto felino uscire dalla radura Alec tutto sorridente con la mia preda sulle spalle. “Sei stato velocissimo!” dissi guardandolo scavalcare la staccionata e pormi il cervo ai miei piedi, Aro guardò perplesso Alec, forse per il suo comportamento troppo servizievole. “Spero che il suo sangue sia ancora caldo, non potevo fare più in fretta.” mi disse un po’ amareggiato, notai che Aro ci stava ancora guardando senza proferire alcuna parola, lo fissai un istante poi mi avventai nuovamente sulla nuova carcassa per placare di qualche altro tono la mia sete, ed Alec come aveva fatto poco prima si voltò per non guardare lo scempio di quel povero animale, invece Aro era estremamente curioso e quindi si avvicinò di qualche passo per osservarmi meglio. Questo cervo era più anziano di quello che avevo bevuto poco prima, sapeva di uno strano sapore, ma non vi feci molto caso, volevo essere al meglio per l’indomani che avrei potuto rivedere finalmente il mio adorato Carlisle, anche perché non volevo essergli un peso e volevo dimostrargli che ero in grado di gestire la mia sete anche senza la sua presenza. Appena ebbi finito mi voltai verso Alec e lo ringraziai. Aro diede ad Alec disposizione di tornare alla villa , poiché avrebbe passato lui la giornata con me. Io non ne fui molto entusiasta, e Alec sembrò anche lui molto triste all’idea di tornarsene da quella vipera di sua sorella. Aro mi prese per mano e passeggiò con me nel giardino, portandomi, con il suo incedere lento, ad un piccolo angolo paradisiaco pieno di fiori e cespugli di rose ognuno di una tipologia differente di rosa, e rampicanti lungo il pergolato che racchiudeva quel luogo, con al centro una fontana bellissima con un grande basamento per potervici sedere tranquillamente senza essere bagnati dagli spruzzi d’acqua. “Vi piace questo posto, mia signora?” chiese Aro facendomi sedere sulla seduta della fontana, “E' meraviglioso, non ho mai visto tanta bellezza in tutta la mia vita...” quella affermazione era quasi un eufemismo, visto che ero non ero più viva. Lui prima di sedersi colse una rosa che sembrava essere sbocciata in ritardo rispetto alle altre e me la porse con fare gentile, “La più bella rosa del mio giardino per voi mia cara, che sie il fiore più bello fra tutti quelli che io abbia colto in piena giovinezza.”, rimasi un attimo imbarazzata a quell'affermazione, non mi ero mai considerata una donna attraente, avevo un certo fascino ma non ero di certo bellissima. Io la presi goffamente dal suo palmo teso verso di me e mi punsi con una spina, lui mi prese la mano e baciò la ferita, io rimasi un attimo pietrificata da una scossa di piacere che mi percorse tutta la schiena, lui alzò lo sguardo e disse: “Dovete stare attenta, mia signora, non esiste rosa senza spine...”, era un grande ammaliatore dovevo ammetterlo, ecco perché mi ero fatta incantare così facilmente quella sera dopo il mio concerto. “Perché mi avete abbracciata, mi signore?”, beh la domanda era quasi banale, anche perché Carlisle vi aveva già risposto in modo esauriente, ma mi interessava sentire qual era la sua versione. “Mi avete incantato col la vostra voce, non avevo mai udito una voce così bella negli anni che ho vagato su questa terra. Mi avete stregato, in una maniera a me ignota, mi avete reso succube di voi dal primo momento che vi ho vista...”, le sue parole erano sincere, mi guardava con aria serena, mentre continuava con le sue dita vellutate e delineare tutta la superficie della mia mano, era un momento di estrema quiete, era da molto tempo che non provavo quella sensazione di pace interiore. Ad un tratto si interruppe e si avvicinò a me col suo viso, e si mise col l'altra mano a sfiorarmi leggero il mio profilo e il collo. Provai una vampata di eccitazione seguitarmi in tutto il corpo fino a toccare gli angoli più lontani della mia essenza, lui era perso a guardare il mio viso, in ogni suo millimetro di pelle, estasiato. Si avvicinò lentamente alle mie labbra con fare cauto e mi sfiorò le labbra con le sue e poi con le dita umide dell'acqua della fontana le bagnò delicatamente: ero completamente sopraffatta da quelle emozioni e da lui. Aro si avvicinò nuovamente e mi baciò con più passione: era un'apoteosi di piacere. Le sue mani percorrevano il mio corpo, con fare bramoso e sensuale, sentivo una voglia che cresceva, lo volevo, e lui voleva me...
...Ma un certo punto mi ritrassi brutalmente: come potevo fare questo a Carlisle? Lui era in cella per colpa mia! Lui mi aveva detto che mi amava, non Aro!
“Ho fatto qualcosa che non avete gradito mia signora?” chiese preoccupato, “No, mio signore ho fatto io una cosa che non dovevo fare...Ho lasciato agire il piacere della carne invece della testa. Ora sicuramente vi avrò illuso inutilmente mio signore, e me ne dispiaccio grandemente...ma io provo quello che voi provate per me, per messer Cullen...Vi prego di...”, non potei finire la frase, che lui mi bloccò mettendomi una mano sulla bocca delicatamente, “No, Roxanne non colpevolizzate voi stessa. Vi volevo e vi ho indotto io a volermi pochi istanti fa, non eravate voi. Sono io che devo chiedere il perdono e non voi...Io vi amo Roxanne, per quello vi abbracciata alla vita immortale, volevo che diventaste mia per sempre! E invece il caso ha voluto che voi, vi innamoraste di un altro. Potete perdonarmi, mia signora?” mentre parlava delle lacrime gli solcarono il viso, era strano vederlo in quello stato, “Vi perdono, mio caro Aro...e vi comprendo molto bene: al cuore non si comanda. Oggi ci siamo concessi una libertà troppo grande, però in fondo ne è valsa la pena, sia per me che per voi. Non vi pare?” gli sorrisi dolce e gli diedi un bacio sulla guancia umida per via delle lacrime, lui abbozzo un sorriso e sospirò, “Ecco cosa mi piace di voi mia signora: che non serbate rancore alcuno e siete dolce con tutti, anche con chi non se lo meriterebbe. Comunque sì avete ragione, oggi per me è stato un giorno speciale, che non scorderò mai, vi ringrazio per la vostra sincera amicizia, bella Roxanne...Vogliamo rientrare che ne dite? Anche perché credo che sarete impaziente di rivedere il mio caro amico Carlisle, non è così?”, disse mentre si avviava verso l'esterno del pergolato, io lo raggiunsi e lo abbracciai e lui rispose all'abbraccio accarezzandomi la testa. In fondo era una persona buona. “Vi ringrazio!!Con tutto il mio cuore!!”, “Voglio solo che siate felice...non chiedo altro.” rispose lui baciandomi il capo. Ripercorremmo così il viale alberato verso la villa, con Aro che mi porgeva il suo braccio come appoggio e io che mi cingevo a lui teneramente come una bambina troppo cresciuta.
Capitolo 5:
Al chiaro di luna
(punto di vista di Carlisle)
La cella dove mi avevano segregato era l'unica che non avesse finestre o almeno una feritoia per poter vedere la luce del sole, forse perché non volevano che scappassi via, anche se sarebbe stata un'idea allettante, se avessi avuta l'occasione propizia, anche se sapevo che se l'avessi fatto avrebbero fatto del male a Roxanne, e non potevo permetterglielo.
I ratti erano di casa in quel luogo, fortunatamente per me avrei avuto qualche spuntino di cui cibarmi almeno, anche se a dire il vero erano disgustosi, ma c'ero già abituato a quella vita: nei ghetti di Londra non avevo fatto altro che cibarmi di quelle bestiacce. Non so che ora fosse, poiché sembrava sempre notte in quel posto tetro e umido. I topi percorrevano zampettando per tutto il perimetro della cella, nascondendosi di tanto in tanto nel mio giaciglio fatto di fieno e stracci per riposarsi: non avevano una vita molto intensa. Il soffitto era colmo di ragnatele: su una di essa si era depositata dell'umidità che faceva brillare ogni suo singolo filo di tessitura, ero rimasto per più di un'ora a fissare con quale bravura quel ragno di terra la stesse tessendo. Mi misi a fissare le catene alle quali ero stato messo: i polsi come anche le caviglie non rimarginavano le proprie piaghe...avevo bisogno di sangue, ero troppo debilitato non avrei resistito ancora per molto. In quel momento sentii dei passi avvicinarsi verso la segreta dal corridoio antistante ad essa. Era Demetri con un grosso cervo sulle spalle. “Padron Aro mi ha mandato da te con questo regalino.” disse con tono divertito, aprendo la cella e cacciandomi a terra la povera bestia esanime, “E come mai tanta gentilezza da parte sua?” chiesi beffardo, “Vuole che tu sia in forze, perché gliela chiesto la “Lady Rossa” di farti questo piacere. Poi quando hai finito, ti devo portare a fare un bagno, perché puzzi mio caro!” disse una vocina fastidiosa dietro di lui, era Heidi, la solita lecca piedi del suo amato Aro: tanto bella quanto stupida. “La “Lady Rossa”?” chiesi stupito di quel nome, “Si è così che chiamano la tua fanciullina, Marcus e Caius, e si divertono al quanto a vedere Aro fare tutto quello che lei gli ordina, come se fosse il suo cagnolino personale. E' molto spassoso!” disse Heidi sogghignando divertita, “Heidi porta un po' di rispetto per padron Aro!” disse con tono cupo e minaccioso Demetri, “Va beh era tanto per dire, che guasta feste che sei!” rispose impettita lei girandosi dall'altro lato: una bambina piccola avrebbe avuto più personalità di lei sicuramente.
Bevvi con foga dalla preda che mi era stata portata, e dopo che ebbi finito Demetri mi libero dalle catene e lui e Heidi mi accompagnarono ai bagni dove avrei potuto togliermi tutto quel sudiciume di dosso.
“Questo l'ha scelto “lei” per te.” disse Heidi mostrandomi un completo damascato beige tendete al color del grano che teneva in mano, “Ha detto che si intona con i riflessi dei tuoi capelli...bleah che cosa stucchevole!”, Roxanne aveva pensato a me tutto il tempo: di ciò ne fui molto entusiasta.
Dopo che finii di fare il bagno mi vestii e i miei due guardiani mi accompagnarono nuovamente in direzione, questa volta delle mie stanze.
Lei era là, seduta nella mia poltrona vicino al camino, e appena mi vide si alzò e mi accolse con un sorriso dolcissimo. Mi precipitai verso di lei e la abbracciai, il suo profumo, i suoi occhi, il suo viso, i suoi capelli mi era mancato tutto di lei in quei tre giorni di reclusione. Era bellissima: indossava un abito verde malachite, che delineava ogni sua curva in modo perfetto. Io suoi occhi erano lucidi per la gioia. Quanto la volevo, quanto la desideravo: senza pensare se i due scagnozzi di Aro se ne fossero andati, la baciai con passione. Sentii una porta sbattere: finalmente soli. “Come state mia amata?”, mi sorrise ancora e disse con voce dolce e soave, che avevo quasi scordato: “Sto benissimo ora che vi ho di nuovo al mio fianco mio adorato Carlisle.”, “Aro vi ha fatto del male?” chiesi impaziente di sapere perché aveva quell'atteggiamento premuroso nei confronti di lei, “No, anzi si è premurato lui di farmi avere tutto quello che più mi aggrada, è stato molto buono, vi ha fatto uscire un po' prima della scadenza della pena, non trovate che sia stato gentile, nonostante tutto?” disse carezzandomi i capelli, “Credo di sì, l'importate per me è che non vi abbia fatto del male in mia assenza.”detto ciò la presi per i fianchi e la condussi dolcemente verso il letto, lei mi guardò con aria maliziosa e si distese sulle lenzuola. Con estrema calma le slacciai il vestito e poi il complicato corsetto che sembrava inespugnabile, lei mi sfilò dolcemente il panciotto di velluto e la camicia di seta. Erano da parte di entrambi un susseguirsi di movimenti sinuosi e piacevoli. Il suo corpo era qualcosa di meraviglioso: la sua pelle bianca illuminata dalla sola luce del fuoco era così pura quasi da sembrare neve immacolata. Carezzai dolcemente ogni centimetro del suo corpo, soffermandomi più volte su i suoi seni e sul suo monte di venere: i suoi ansimi di piacere mi soddisfacevano piacevolmente. Le sue areole si fecero turgide al contatto con le mie labbra e la mia lingua: lei ansimava più forte. La mia mano scese verso la sua intimità e sentii il suo piacere come se fosse stato mio. Il mio viso era immerso nelle sue curve, il suo profumo si faceva sempre più intenso, quasi da rendermi pazzo. Sospirammo in all'unisono e il suo piacere crebbe quando la mia bocca toccò il suo profondo: la baciai tutta. Lei in un piacevole sussurro sospirò: “Vi voglio amore mio...”. Tolsi gli ultimi indumenti dal mio corpo ed insieme a lei ci mettemmo sotto le lenzuola. La abbracciai questa volta con tutto il mio corpo e mi misi sopra di lei delicatamente, volevo entrare in lei, però avevo paura di farle male...lei se ne accorse di questa mia titubanza e mi strinse a se con le sue cosce. Io questa volta non potei esitare: entrai in lei e feci pochi movimenti lenti, e Roxanne invece di proferire qualche lamento sospirò e reclinò la testa all'indietro...stava provando piacere? “Roxanne, cara vi ho fatto male?”, “No amore mio, vi prego continuate...mi piace da impazzire.”. Sentivo ad ogni mio movimento crescere in me un fuoco, il mio ritmo aumentò quando lei mi sospinse ancora di più in lei...Roxanne urlò eccitata e io esplosi dentro di lei: avevamo raggiunto il picco del nostro piacere, insieme.
“Amore mio come state?” le chiesi baciandole il collo, “Sono in Paradiso e nessuno me l'ha detto...Sto benissimo per essere un morto che cammina su questa terra!”dopo la sua risposta si mise a ridere e io risi di gusto insieme a lei, “Vi amo, Roxanne...credo di essermi perso in voi appena vi ho raccolto in quel vicolo.”, “Ed io come voi: mentre esalavo il mio ultimo respiro di umanità vi vidi portarmi via fra le vostre braccia, e lì mi innamorai di voi, messer Cullen.”, i suoi occhi erano già del colore dei miei, erano però tendenti ancora all'arancio, ma erano comunque bellissimi, la baciai e lei mi abbracciò tenera e rispose al mio bacio con estrema tranquillità. “E' sera ora: che ne dite di venire con me a vedere la luna?” disse sedendosi a gambe incrociate sul letto con i capelli che le scendevano come onde fluenti sui suoi seni, “Nudi o vestiti mia signora?”, chiesi io ridacchiando divertito mentre giocavo vicino a lei con una ciocca della sua capigliatura, lei mi guardò seria poi non riuscì a trattenersi e scoppio in una fragorosa risata: era stupenda quando rideva, non potevo far altro che gioire con lei. “Io verrò dovunque la mia “Lady Rossa”, desideri.”, “Anche voi con questo nomignolo? Odio Marcus! Me l'ha dato lui e ora tutti mi usano questo appellativo per chiamarmi...speravo che almeno voi non l'avreste detto...”, “Mia cara stavo solo scherzando, se non vi piace non vi chiamerò mai più così, va bene?”, lei mi sorrise e mi baciò fugacemente e scese di corsa dal letto e si diresse verso il mio scrittoio dove prese un cofanetto porta gioie. “Queste cose l'ho fatte fare per me e per voi...Ho visto il simbolo della vostra casata su uno dei vostri libri di famiglia e ho pensato che sarebbe stato bello poter avere un ricordo tangibile della sua esistenza, così ho fatto fare queste cose da un mastro orafo...”, guardai il cofanetto con un certo stupore, lo aprii e vi trovai un anello, e due spille assieme a due collane, tutte con il marchio della casata dei Cullen: erano fatti di oro bianco e le parti dello stemma erano impreziosite da piccole pietre nere luccicanti alternate a piccoli diamanti. “Sono bellissimi mia signora!”, “Sapevo che vi sarebbero piaciuti! Logicamente questo e quello sono per voi e gli altri due per me!”, indossai subito l'anello, mi dava un non so ché di regale, lei mi chiese di allacciarle la collana: era stupenda, il suo collo era bellissimo già di per se da solo, ma il pendente accentuava quella sua perfezione statuaria. Raccolse i miei vestiti e me li porse. Mentre si vestiva notai una voglia sulla schiena nell'interno della sua scapola: aveva la forma di un cuore. Mi avvicinai per esaminarla e lei lo notò subito: “Guardate la voglia, vero? Ce l'ho da quando sono nata, ha una forma davvero particolare.” disse lasciandomela toccare con la punta delle dita. “Andiamo a passeggiare al chiaro di luna...”disse prendendomi per mano, io senza esitazione mi lasciai condurre dai i suoi passi leggiadri quasi come se stesse danzando verso i giardini della villa.
Il giardino era cosparso di lanterne ad olio colorate: sembrava aver organizzato tutto nei minimi dettagli, e ciò mi rese davvero felice. Lei sembrava soddisfatta del proprio lavoro e io la stavo adulando per la sua bravura innata per creare delle così belle sorprese. Arrivammo dunque ad pergolato che ospitava al suo interno una bellissima fontana. In terra giacente a fianco ad essa c'era un giaciglio con delle coperte e molti cuscini, da li si poteva vedere in modo perfetto il cielo con i suoi astri e le sue stelle. Lei si posò sull'improvvisata alcova e mi invitò a distendermi affianco a lei. Tutto era come se fosse stata una fiaba, sembrava di vivere un sogno divenuto realtà: io avevo smesso di sperare qualche tempo fa sul fatto se avrei, o meno, trovato la donna che mi avrebbe reso felice, visto che non ero più un uomo, ma un temibile mostro. Il profumo di quei fiori avvolgeva l'aria e la rendeva leggera e rilassante.
“Vi amo moltissimo mio signore...Siete stato dolce con me dal primo istante, e spero che sia così per l'eternità che avremo da vivere insieme. Sono vostra e non vi lascerò mai, lo giuro!” disse tenendo le mie mani vicino al suo petto, come per farmi udire il suo cuore, che anche se era ormai inanimato, che pulsava in modo simbolico per quello che provava per me, e io ne fui, in modo profondo, estasiato da questo suo giuramento d'amore. “Mia signora io amo voi, allo stesso modo in cui voi amate me. E prometto che vi proteggerò affinché nessuno possa separare questo nostro amore.” detto questo la baciai con ardore e facemmo nuovamente l'amore: era ancora più bello di pochi istanti prima.
Rimanemmo lì abbracciati nei nostri attimi di piacere sotto il chiarore della luna per l'intera notte, fino all'alba di un nuovo giorno.
Capitolo 6:
Il tradimento.
Passarono i giorni, le settimane, i mesi ed io e Carlisle eravamo sempre più in sintonia perfetta, non c'era nemmeno che parlassimo: un semplice sguardo e capivamo benissimo che cosa volevamo dirci l'un l'altra.
Aro, era occupato fortunatamente con una sua nuova conquista, di cui non ricordavo il suo nome, ma questo non impediva di darci ordini: non ci permetteva di uscire dalla villa, ma questo a me non importava, mi bastava che stessi con Carlisle, il resto era solo un futile dettaglio.
“Vorrei farvi vedere dove sono nato, vorrei potervi portare lontano da questo posto infame! Odio questa situazione, voi come fate ad essere così serena nonostante tutto?” mi disse amareggiato il mio compagno, “Tesoro mio non dovete crucciarvi in questa maniera, ne va della vostra salute mentale! Fate come faccio io, non pensateci, e non date a vedere il vostro malumore, e sono più che sicura che ben presto Aro si stuferà di vedere le nostre facce felici!” risposi io sedendomi sulle sue ginocchia, “Forse avete ragione...avete delle doti che alcune volte invidio, sapete?” disse massaggiandomi dolcemente il collo e la schiena, “Siete geloso di quello che sono?!” risposi io con sguardo incuriosito, “Non ho detto questo mia cara...Siete perfetta in tutto, sapete come comportarvi in ogni situazione, alcune volte vorrei essere perfetto e speciale come lo siete voi, era questo che volevo intendere...”, “Non sono per nulla perfetta, e voi lo sapete meglio di me! Siete voi la persona migliore che io abbia mai conosciuto: voi siete speciale non io!” detto questo mi alzai un po' offesa per la sua scarsa fiducia che dimostrava a se stesso, e uscii dalle sue stanze.
Ormai il giardino era la mia casa: mi misi a potare le rose e a togliere le erbacce dalle aiuole . Nel mentre coltivavo ancora una volta la mia passione per il giardinaggio, mi accorsi di essere osservata...
“Cara, è da molto che non mi fate visita, perché non facciamo due passi e parliamo un po'?”, era Aro, stranamente era vestito di blue, ed indossava una camicia a balze sotto il giacchetto: era una novità vederlo vestito con toni allegri, solitamente era sempre in nero. “Va bene mio signore...”mi alzai e presi la sua mano che mi porse immediatamente appena arrivai accanto a lui. “Come vanno le cose col vostro amato?” chiese in un sorriso, “Bene, a parte oggi... ho avuto un comportamento poco felice con lui, e ora me ne pento, sono venuta qui in giardino per liberare la mia testa dai cattivi pensieri e per trovare un modo per scusarmi.”, lui mi guardò pensoso, “Volete che parli con lui?” chiese infine, “No ho sbagliato io, ed intendo rimediare io soltanto!”, “Come desiderate...ma qual'è il motivo che ha scaturito il vostro litigio, se mi è permesso?” disse con tono dolce e comprensivo, “Si sente inferiore a me ed è triste perché non può andare via dalla tenuta per farmi conoscere il mondo.” dissi tristemente, “Avete litigato per una cosa così banale mia signora? Mi deludete fortemente! Siete una donna forte e orgogliosa, ma siete anche umile in fondo. Dovreste smettere di sentirvi ininterrottamente sotto esame...Siete libera ora di fare ciò che volete, vi do il permesso di partire. “ disse in un dolce sorriso baciandomi la fronte, “Avete cambiato idea mio signore?” dissi stupita, “Si siete libera di viaggiare dove vorrete col vostro amato.” rispose Aro, “Sono un po' confusa mio signore, fino a ieri non volevate che ce ne andassimo dalla vostra residenza, e ora, ci lasciate andare? Cosa vi ha fatto cambiare idea?” lo guardai incuriosita dal suo nuovo atteggiamento, lui sospirò e si mise ad massaggiare le mie mani fra le sue, “Voglio il vostro bene, e vedervi triste mi affligge in modo deleterio: in fondo sono stato io a crearvi e sento le vostre emozioni meglio di qualunque altro. Quindi è questo il motivo per cui vi lascio partire, voglio vedervi sorridere veramente, non solo col viso ma anche col vostro animo...” quelle sue parole mi strinsero il petto di estrema malinconia e dalla profondità delle sue parole che avevano colpito nel vivo i miei sentimenti, mi misi a singhiozzare per via delle lacrime che stavo cercando di trattenere. Lui mi abbracciò dolce e mi strinse forte a se, “Vi amo troppo per vedervi in questo stato, mia adorata Roxanne...”disse in sussurro vicino al mio orecchio, “Siete buono con me, e ora mi sento in debito con voi per questa vostra gentilezza così grande...” dissi guardandolo negli occhi, “Voglio ancora un vostro bacio e il vostro sapore sulle mie labbra, e così il vostro debito sarà estinto e potrete partire stasera stessa con messer Cullen...”, la sua richiesta era molto infida ma cosa mi costava, sarei stata finalmente libera con Carlisle e lui sarebbe stato felice e io con lui. Si avvicinò a me e come quella volta vicino alla fontana, mi baciò. Le sue labbra seguivano in un dolce movimento le mie e la sua lingua sfiorava la mia e bagnava sensualmente le mie labbra: io ero stranamente eccitata e volevo che continuasse, cercai un modo per non rispondere a quelle sue provocazioni sensuali, ma non ce la feci. Il mio collo e il mio seno sentirono le sue labbra e le sue dita assaporare il mio sapore, e io stavo provando piacere, dovevo farlo smettere, però avevo paura che poi ci avrebbe ripensato alla sua promessa. Presi il suo viso fra le mani e lo baciai con impeto, lui mi strinse a se con foga e mi sospinse contro un albero in modo talmente impetuoso da farlo muovere in modo talmente violento che pensavo si sarebbe spezzato sotto i suoi movimenti turbinosi. Non resistevo più a lui ormai mi ero addentrata in luogo di perdizione, non potevo più controllarlo o fermarlo, ero sua succube. Non so come ebbi la forza di farlo ma lo feci: lo staccai da me e lo scaraventai contro un albero adiacente, che si spezzò inequivocabilmente. Cosa avevo fatto? Ero impazzita? Lui si alzò immediatamente e si pulì la bocca dal sangue che gli stava uscendo dal labbro inferiore, si voltò verso di me io impaurita scappai verso la tenuta, verso le stanze di Carlisle.
Entrata di corsa nella sua stanza lo trovai intento a scrivere al suo scrittoio. “Amore dobbiamo andarcene in fretta, ho fatta una cosa che non avrei dovuto fare e ora rischiamo di pagare le conseguenze!” dissi in tutta fretta prendendolo per una mano, “Cara calmatevi, vi prego che cosa è successo? Non è da voi comportarvi così....il vostro vestito è strappato...come anche il corsetto...sento l'odore di Aro su di voi...che cosa avete fatto?!!!” la sua voce si fece straziata, aveva capito tutto, non mi avrebbe mai perdonato, “Non ho avuto scelta, amore mio!!! Lui mi ha detto che se volevo che fossimo liberi avrei dovuto accontentarlo...Vi prego perdonatemi!” dissi io in lacrime in ginocchio aggrappata al suo braccio, “E voi sciocca gli avete creduto?! Come avete potuto farmi questo? Ma non solo a me anche a voi stessa!! Andare con quella bestia!! Guardate cosa vi ha fatto!”, disse indicando lo scempio del mio abito, le sue parole mi laceravano il petto in modo straziante, non riuscivo a ricompormi, continuai a piangere con più strazio per non sentire le sue parole, anche se erano in quel momento giustificate, “Voi dite di amarmi e poi fate questo!Come posso fidarmi di voi?” disse allontanandosi da me per appoggiarsi a un a colonna del letto, lì sospirò e si portò le mani al viso e scoppiò in lacrime, scivolando a terra inesorabilmente. Stupida, stupida!!! Avevo ferito la sola ed unica persona che mi avesse mai amato! Mi avvicinai a lui e in modo incerto: avvicinai la mia mano alla sua spalla, e ve la appoggiai, lui tolse le mani dal viso e mi guardò con rammarico. “Come ho potuto essere così ingenuo, lo dovevo capire, quel giorno che mi aveva liberato prima per farmi stare con voi... Era già ossessionato da voi da quel giorno, e io stupido non l'avevo capito...Perché non me l'avete detto, vi avrei protetta, saremmo fuggiti subito all'istante, perché l'avete fatto? Perché?”, io suoi occhi erano vuoti in quel momento se avesse scelto avrebbe preferito morire in quell'istante dal dolore, lo sapevo perché anche io avrei augurato quella sorte a me stessa per non vedere il danno che avevo provocato nella nostra vita. Io presi il suo viso e cercai di baciarlo, lui si ritrasse: a quel gesto sentii come un coltello penetrarmi il petto. “Sarà difficile per me perdonarvi, ora è meglio che ve ne andiate...” disse tenendo gli occhi fissi sul pavimento, “No, io non vado da nessuna parte senza di voi!” dissi alzando il tono di voce, “Non rendete questa situazione ancora peggio di quella che è già...vi prego lasciatemi solo...”, singhiozzava in modo muto, e le lacrime continuavano a cadere dalle sue guance, “Va bene come volete...” mi alzai, e me ne andai.
Sapevo cosa avrei dovuto fare: uccidere Aro, almeno così saremmo stati veramente liberi dalla sua ombra di sventura.
Edited by The White Lady - 7/5/2010, 01:04